«I Riformisti parlano del ritorno a casa del figliol prodigo. Ed è difficile non apprezzare la finezza biblica della metafora: il figlio che si allontana, critica, condanna… e poi, al momento opportuno, rientra. Ma viene spontaneo chiedersi: quale “casa”?». Lo scrive Laboratorio Civico, protagonista dell’ultimo decennio di vita politica cittadina con Marcello Manna sindaco di Rende.
«Quella stessa casa che, da assessore al Bilancio, Pierpaolo Iantorno – si legge ancora nella nota – descriveva come al limite del collasso, colpevole a suo dire di drenare ogni risorsa pubblica e di trascinare la “casa comunale” verso il dissesto? Quella casa che oggi, con disinvoltura, diventa improvvisamente rifugio, appartenenza, luogo dell’anima?».
«Forse – aggiunge Laboratorio Civico – più che un ritorno del figliol prodigo, qui siamo di fronte a un’abile operazione di restyling politico: un trasloco travestito da ricongiungimento affettivo. Perché in fondo, in certe case, si entra e si esce non per convinzione ma per convenienza».
«E in questo scenario, la “casa” evocata dai Riformisti non somiglia a una dimora stabile, ma a una tenda da campeggio: leggera, pieghevole, sempre pronta al prossimo spostamento. Dove le stanze si riempiono e si svuotano a seconda delle stagioni elettorali».
«Ma i cittadini quelli veri, non i figuranti del presepe politico conservano memoria. E si chiedono: se questa è la casa, chi l’ha costruita davvero? E chi, domani, sarà il prossimo a uscire sbattendo la porta?».
«In conclusione, il ritorno di Iantorno non è un abbraccio commosso al passato, ma l’ennesimo rientro calcolato. E si sa: in politica, come nelle Sacre Scritture, non tutti i figliol prodighi trovano una casa disposta ad accoglierli… senza prima presentare il conto», chiude il Laboratorio Civico.