Espulsione dei consiglieri PD a Cosenza: il no di Bevacqua e Iacucci

Il capogruppo PD Bevacqua e il vicepresidente Iacucci criticano l'espulsione di tre consiglieri comunali di Cosenza, denunciando l'illegittimità della Commissione di garanzia e chiedendo un intervento immediato dei segretari regionali e provinciali del PD

Il capogruppo del PD in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua e il vicepresidente dell’Assemblea Franco Iacucci hanno espresso duri commenti sull’espulsione di tre consiglieri comunali di Cosenza da parte della Commissione di garanzia del PD.

Bevacqua e Iacucci ritengono inconcepibile la decisione della Commissione, accusandola di mancanza di legittimità e rappresentatività. In una nota stampa, hanno sottolineato che eventuali contrasti all’interno del partito dovrebbero essere risolti politicamente, non con metodi coercitivi. La Commissione è stata definita un organismo “eterodiretto” da individui con visioni obsolete e non più rappresentativi delle sensibilità attuali del partito.

A sostegno delle loro critiche, i due consiglieri regionali hanno evidenziato le recenti dimissioni di vari componenti della Commissione. Questi membri dimissionari rappresentavano voci importanti del partito sul territorio e hanno lasciato l’incarico a causa della presenza di componenti che, secondo Bevacqua e Iacucci, hanno sostenuto altri partiti durante le elezioni europee. Tale comportamento ha ulteriormente delegittimato la Commissione, creando una situazione di conflitto interno.

Bevacqua e Iacucci avevano cercato di evitare lo scontro, evidenziando la necessità di coesione all’interno del PD. Avevano discusso la questione con la presidente dell’Assemblea Maria Locando e il segretario Irto, sperando che il presidente della Commissione, Perugini, prendesse atto della situazione. Tuttavia, nonostante le interlocuzioni, l’espulsione è stata confermata.

In conclusione, i due consiglieri regionali chiedono un intervento immediato dei segretari regionale Irto e provinciale Pecoraro per bloccare il provvedimento di espulsione. Inoltre, hanno richiesto le dimissioni del presidente Perugini, giudicato non più rappresentativo dell’accordo unitario che aveva portato alla sua nomina.

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