Una testimonianza diventata virale sui social ha riportato all’attenzione pubblica il drammatico stato della sanità calabrese. A denunciarlo è Luca Ruffo, cittadino calabrese rimasto vittima di un incidente stradale e successivamente trasportato al pronto soccorso di Cosenza. Il suo racconto, pubblicato su Facebook, descrive una giornata allucinante tra negligenza, sarcasmo e dolore fisico ignorato per ore.
Secondo quanto riferito da Ruffo, l’incidente è avvenuto domenica mattina alle 9:30. L’intervento dell’ambulanza del 118 è stato tempestivo, ma il vero calvario è iniziato all’arrivo in ospedale. Abbandonato su una sedia a rotelle per oltre due ore e mezza, l’uomo ha atteso invano che qualcuno si occupasse del suo stato, nonostante lamentasse forti dolori, difficoltà respiratorie e nausea. Nessun medico lo ha visitato e nessuna presa in carico è stata effettuata.
La situazione è precipitata quando Ruffo, ormai allo stremo, ha minacciato di gettarsi a terra per attirare l’attenzione. Solo allora è stato chiamato, ma l’approccio – stando al suo racconto – è stato tutt’altro che professionale. «Mi hanno accusato di essermi presentato da solo e di esagerare i sintomi», scrive, sottolineando come non vi fosse alcuna documentazione del suo arrivo con il 118. Una falla amministrativa che ha compromesso il suo diritto a un’assistenza tempestiva.
Gli accertamenti medici, effettuati solo dopo diverse ore, hanno rivelato gravi traumi: cinque costole fratturate, una frattura vertebrale, una lussazione alla spalla e una sospetta frattura al ginocchio. Nonostante la gravità della situazione, non c’erano operatori disponibili ad accompagnarlo per gli esami, costringendo sua moglie a spingere il lettino da un reparto all’altro.
Dopo una lunga giornata di attese e mancate cure, alle 19:30 Ruffo ha deciso di firmare le dimissioni volontarie, non perché stesse meglio, ma per fuggire da un sistema che – a suo dire – infligge più sofferenza della malattia stessa. Ha poi annunciato di aver inviato una lettera aperta alle autorità sanitarie regionali e nazionali, denunciando la “disumanità” del trattamento ricevuto e chiedendo un intervento immediato per porre fine a episodi simili.
Il racconto di Luca Ruffo ha suscitato una forte ondata di indignazione pubblica, riaccendendo il dibattito sull’efficienza della sanità calabrese e sulla necessità di una riforma profonda del sistema di emergenza e accoglienza. Il caso, pur personale, viene descritto dallo stesso autore come «una vergogna quotidiana che riguarda tutti noi».
La vicenda, diventata simbolo di un malessere strutturale, solleva interrogativi urgenti: come può un cittadino essere “dimenticato” dal sistema sanitario dopo un incidente? Perché le carenze organizzative continuano a causare danni ai pazienti? L’appello di Ruffo è chiaro: «La Calabria merita di più. I suoi cittadini ancora di più».