Stabilizzazione Tis: il punto di vista dei sindaci della provincia di Cosenza

I primi cittadini criticano l’approccio iniziale alla stabilizzazione dei TIS, chiedendo un tavolo tecnico per risolvere concretamente il problema senza gravare sui Comuni

I sindaci della provincia di Cosenza tornano a ribadire la loro posizione in merito al percorso di stabilizzazione dei Tirocinanti per l’inclusione sociale (Tis), criticando l’approccio iniziale che ha visto le Amministrazioni Comunali caricare su di sé il peso di una problematica che, secondo loro, non poteva essere risolta in questo modo. Il problema, sottolineano i primi cittadini, risiede nel fatto che i Comuni non hanno la forza economica per sostenere una simile iniziativa, come già evidente da tempo.

Molti dei Comuni calabresi, in particolare oltre 200, hanno sottoscritto un documento congiunto in cui veniva chiesta una semplice proroga dei termini, un’istanza che ha rappresentato solo un atto politico di responsabilità. Tuttavia, questi enti hanno chiaramente precisato che, senza il superamento delle criticità strutturali esistenti, questa adesione non potrà mai essere concretizzata. Un messaggio che è stato ripreso anche da numerosi enti che hanno deciso di non partecipare affatto alla piattaforma regionale, adottando la stessa posizione.

Secondo i sindaci della provincia di Cosenza, la mancata risposta alla richiesta di proroga avanzata dalla maggioranza di loro è un passo che va contro l’istituzionalità e, soprattutto, contro l’interesse delle famiglie calabresi. Nonostante questo, i sindaci hanno scelto di mantenere un approccio responsabile, sollecitando l’apertura di un tavolo tecnico ad hoc per affrontare la questione, ormai irrisolta da troppo tempo. La proposta di manifestazione d’interesse messa in campo dalla Regione, infatti, non ha portato i risultati sperati ed è stata giudicata uno strumento fuorviante, incapace di risolvere concretamente il problema.

Il dibattito non si limita a un confronto tra “sindaci buoni e cattivi”, ma riguarda la necessità di garantire un futuro lavorativo stabile a 4.000 tirocinanti calabresi, senza discriminazioni. Per questo, i sindaci hanno attivato assemblee quasi quotidiane per far sentire la propria voce, dato il disinteresse e la mancanza di una posizione chiara da parte di altri organismi istituzionali.

L’elemento centrale della discussione riguarda la responsabilità della Regione Calabria nella creazione di questo bacino di precariato, un processo che ha visto i Comuni, come soggetti ospitanti, dare il loro contributo negli anni, mettendo a disposizione risorse e strutture, senza mai ricevere in cambio supporto economico adeguato. Questo non deve essere utilizzato come strumento di strumentalizzazione politica, come avvenuto in passato.

I sindaci esprimono preoccupazione per l’eventualità che vengano messi in atto colpi di mano maldestri, che, pur cercando di risolvere la situazione, rischiano di penalizzare ulteriormente i lavoratori e di creare ulteriori divisioni e tensioni sociali. A tal fine, ritengono che l’accordo siglato tra Regione e Sindacati, senza il coinvolgimento dei Comuni, debba essere annullato, insieme alla piattaforma ormai chiusa, per far spazio a un dialogo serio e costruttivo.

L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a una stabilizzazione sostenibile per tutti i tirocinanti, che non escluda nessuno e che possa essere gestita dalle Amministrazioni Comunali senza gravare sulle loro già fragili risorse. Questo richiede anche il supporto delle istituzioni a livello nazionale, con un impegno concreto a stanziare le risorse necessarie per garantire un futuro lavorativo stabile.

La strada proposta dai sindaci della provincia di Cosenza, sebbene ancora difficile e piena di ostacoli, appare l’unica percorribile per risolvere una problematica che riguarda centinaia di famiglie calabresi, e che non può essere più ignorata.

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