Un Consiglio regionale durato oltre cinque ore ha messo al centro le tante emergenze sanitarie della Calabria, affrontate tra confronti serrati tra maggioranza e opposizione. Sul tavolo, i cronici problemi del sistema sanitario regionale, tra carenze strutturali, carenza di personale e lunghissime liste d’attesa. Ma anche i primi segnali di miglioramento che fanno intravedere un possibile cambio di rotta.
La seduta dell’8 aprile ha visto alternarsi numerosi interventi, con toni spesso accesi. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha aperto i lavori annunciando un passo storico: la Calabria è vicina alla fine del commissariamento della sanità, dopo 15 anni. Il governatore ha dichiarato che “entro qualche settimana” potrebbe essere ufficializzata l’uscita, evidenziando come i presupposti siano ormai solidi, tra miglioramenti nei conti e nel rispetto degli adempimenti previsti.
Sul fronte dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), la Calabria ha raggiunto la sufficienza nell’ambito ospedaliero e della prevenzione, mentre permangono ritardi nell’assistenza territoriale. Tuttavia, secondo gli ultimi aggiornamenti ministeriali, la Regione non dovrebbe più risultare ultima in classifica, segnando così una piccola ma significativa svolta.
Parallelamente, si lavora alacremente alla costruzione dei nuovi ospedali, un altro nodo critico per il sistema sanitario calabrese. Occhiuto ha ricevuto poteri straordinari dalla Presidenza del Consiglio per velocizzare l’iter, dichiarando di puntare a consegnare almeno due delle tre strutture previste entro la fine della legislatura. “È un lavoro titanico”, ha affermato, ma necessario per garantire ai cittadini servizi adeguati.
Il dibattito ha evidenziato anche la difficoltà di inquadrare le criticità calabresi in un contesto più ampio, quello nazionale. Occhiuto ha infatti lamentato una scarsa capacità di affrontare il deficit formativo, e ha puntato il dito contro la privatizzazione del mercato del lavoro sanitario, sottolineando come molti medici abbiano lasciato il pubblico per lavorare come gettonisti con compensi altissimi.
A difesa di scelte controverse come quella dell’ingaggio dei medici cubani, il governatore ha ricordato come il loro impiego abbia rappresentato una risposta concreta a un sistema in crisi. “Pagare un gettonista 100-150 euro all’ora non è sostenibile”, ha detto, spiegando la necessità di adottare soluzioni alternative, seppur non convenzionali.
Dalla seduta del Consiglio emerge dunque un quadro complesso, fatto di timidi progressi e molte sfide ancora aperte. Il confronto politico ha mostrato punti di vista divergenti: da una parte la rivendicazione dei risultati ottenuti negli ultimi tre anni, dall’altra l’evidenza di un sistema sanitario che ancora non riesce a garantire i diritti essenziali dei cittadini.