Neonata rapita a Cosenza: la clinica accusa la madre di averla consegnata alla falsa infermiera

I legali sostengono che la clinica ha rispettato tutti i protocolli operativi per garantire la sicurezza dei pazienti, sottolineando che la signora Chiappetta era stata informata di rivolgersi esclusivamente al personale sanitario identificabile

La vicenda del rapimento della piccola Sofia, avvenuto il 21 gennaio scorso nella clinica Sacro Cuore di Cosenza, ha visto un nuovo sviluppo. I legali della clinica, Enzo Belvedere e Marco Facciolla, hanno risposto a una diffida dei genitori della neonata, contestando le responsabilità attribuite alla struttura e puntando il dito contro Valeria Chiappetta, madre della piccola.

I legali sostengono che la clinica ha rispettato tutti i protocolli operativi per garantire la sicurezza dei pazienti, sottolineando che la signora Chiappetta era stata informata di rivolgersi esclusivamente al personale sanitario identificabile. Hanno inoltre evidenziato che la rapitrice, Rosa Vespa, non faceva parte del personale della clinica e che i familiari della Chiappetta avevano espresso dubbi sulla sua identità.

Secondo i legali, l’incauto comportamento della madre nel consegnare la bambina a una persona non identificata è stato un fattore determinante nel verificarsi del rapimento. Hanno difeso l’efficacia dei sistemi di videosorveglianza della clinica, che hanno consentito di localizzare rapidamente Sofia, e hanno respinto le richieste risarcitorie della famiglia, ritenendole infondate.

I legali della famiglia, intanto, stanno conducendo indagini per accertare eventuali responsabilità della clinica.

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