Il quadro della sanità calabrese si presenta sempre più problematico, con una grave carenza di personale che mette a dura prova il sistema sanitario regionale. In particolare, gli infermieri, pedine fondamentali nel sistema di assistenza, sono i protagonisti di una vera e propria lotta quotidiana, caratterizzata da turni massacranti e bassi stipendi. Nonostante gli sforzi eroici di molti professionisti, il sistema rischia di crollare, soprattutto nei percorsi di assistenza intermedi come Case e Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare e ambulatori virtuali , fondamentali per alleggerire il carico sui Pronto Soccorso.
Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha lanciato un allarme preoccupante, dichiarando che la carenza di personale infermieristico sta minando seriamente il funzionamento della sanità pubblica e l’equità nell’accesso alle cure, con impatti diretti sulle persone anziane e vulnerabili. In particolare, i rischi riguardano sia l’ambito ospedaliero che quello territoriale, con gli investimenti previsti dal Pnrr che potrebbero essere vanificati senza un adeguato potenziamento delle risorse umane.
I numeri della carenza infermieristica
In Italia, la media di infermieristica è di 5,13 ogni 1.000 abitanti, ma in Calabria il dato scende drammaticamente a 3,90, collocando la regione tra le ultime in Italia, davanti solo a Sicilia e Campania. Questa carenza di professionisti ha delle ripercussioni gravi non solo sulla qualità delle cure, ma anche sulla sostenibilità del sistema. Cartabellotta sottolinea come la fuga di infermieri dalla professione stia crescendo in modo preoccupante: dal 2020 al 2022, infatti, hanno lasciato la sanità 16.192 infermieri, di cui ben 6.651 nel solo 2022. Questo fenomeno, che non trova adeguata compensazione con l’ingresso di nuovi professionisti, sta aggravando i carichi di lavoro per chi resta in servizio, portando una situazione sempre più insostenibile. Inoltre, 10.230 infermieri si sono cancellati dall’albo professionale nel 2024.
Le cause e le prospettive: uno stipendio in calo e una professione svalutata
Il dato sulle paghe è altrettanto allarmante: tra il 2001 e il 2019, il salario degli infermieri italiani è diminuito dell’ 1,52%, segnalando una progressiva svalutazione professionale, nonostante le crescenti responsabilità ei carichi di lavoro sempre più pesanti. Nonostante tutto, la Calabria sembra essere in controtendenza con le iscrizioni universitarie per le professioni infermieristiche. Nel 2023, le domande erano state 1.892, mentre nel 2024 si è registrato un incremento del 4,4% nelle istanze, con 1.975 domande per 1.074 posti disponibili. Questo dato, pur positivo, non è sufficiente a colmare il diverso esistente.
La voce degli esperti: soluzioni e necessità di rinnovare il contratto
Fausto Sposato, presidente dell’Ordine Professionale Infermieri di Cosenza, evidenzia come il problema non sia solo numerico, ma riguardi la qualità dell’assistenza. La carenza di personale adeguata aumenta infatti i rischi per gli assistiti , compromettendo la sicurezza dei pazienti. Secondo Sposato, una delle soluzioni fondamentali è il rinnovo del contratto collettivo nazionale, che potrebbe migliorare le condizioni lavorative e favorire il mantenimento del personale nelle strutture sanitarie.