Cosenza si mobilita contro l’approvazione della risoluzione anti-gender proposto dal leghista Sasso. Mercoledì 25 settembre alle ore 18.00, presso Piazza XI settembre, si terrà un sit-in di protesta promosso da Tocca a Noi e Arcigay Cosenza, in collaborazione con ARCI Cosenza, La Terra di Piero, Spazio Donna Cosenza, Rifondazione Comunista Cosenza e il Partito Democratico, circolo unico di Cosenza. L’evento ha lo scopo di sostenere l’importanza dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole.
“Non possiamo e non vogliamo restare indifferenti alla deriva illiberale e antidemocratica dell’Italia sotto il Governo Meloni – affermano le organizzazioni promotrici – sentiamo il dovere e l’urgenza di reagire e opporci con fermezza all’approvazione della risoluzione Sasso (Lega), che intende vietare l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, bollando questo approccio come espressione di una fantomatica e inesistente ‘ideologia gender’”.
Il sit-in coinvolgerà associazioni, collettivi, insegnanti e studenti, oltre a forze progressiste ed esponenti delle istituzioni, in molte altre città. Il messaggio è chiaro: la scuola che libera è un ambiente in cui non c’è spazio per pregudizi sessisti, razzisti, omolesbobitransfobici e abilisti. È una scuola che funge da comunità educante e spazio sicuro per tutti coloro che ne fanno parte; una scuola che condanna e rifiuta l’odio e la discriminazione.
“Ci mobilitiamo anche per chiedere alle istituzioni di impegnarsi concretamente a favore dei progetti di educazione sessuale e affettiva nelle scuole, minacciati dalla risoluzione Sasso. Questi progetti sono strumenti essenziali per prevenire e combattere il bullismo e la violenza patriarcale, rappresentando un presidio fondamentale per la tutela della salute sessuale e riproduttiva, oltre all’educazione al consenso – concludono le realtà organizzatrici. – La risoluzione Sasso è solo il preludio a una legge anti-LGBTQIA+ che avvicina l’Italia a regimi illiberali e antidemocratici, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani come l’Ungheria di Orbán e la Russia di Putin. Ecco perché non possiamo rimanere in silenzio; è necessario unirci in un fronte coeso con quella maggioranza silenziosa che, pur non decidendo in questo momento, è dalla nostra parte. Invitiamo tutte queste persone a unirsi a noi e a non lasciarci soli”.